Sebastiano Galeotti, Gloria di Santa Maria Maddalena

Autore: Sebastiano Galeotti

Titolo dell'opera: Gloria di Santa Maria Maddalena

Data: 1730 -1734

Ubicazione: Chiesa di Santa Maria Maddalena a Genova

Dimensioni: Estensione della Cupola

Tecnica: Affresco

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Descrizione dell'opera

L’esecuzione degli affreschi della Cupola di Santa Maria Maddalena, per opera del fiorentino Sebastiano Galeotti, prese avvio nell’anno 1730. L’artista fece precedere il suo operato da un accurato studio accompagnato da disegni a penna acquerellati, definiti da linee marcate, e tratti vigorosi, che parve avvicinarsi ad uno stile Rococò, dove le forme soffici e vaporose dei personaggi, acquisteranno una rigorosa plasticità, immersa in una diffusa luce solare.

Sebastiano riuscì a vincere le evidenti difficoltà tecniche offerte dalla concava superficie della cupola, inserendo i suoi affreschi all’interno di una cornice in stucco, in parte dorata, realizzata con grande probabilità su disegno di Francesco Maria Costa, un quadrista scelto dai Padri Somaschi di Genova, per la decorazione della loro Chiesa.

La Maddalena, accolta nell’ Empireo dalla Madonna, è circondata da un elevato numero di figure, che testimoniano una evidente ripresa del modello delle cupole Correggesche, che l’artista aveva avuto modo di studiare durante i quindici anni di permanenza a Parma. Dal Correggio derivano infatti, sia quella insistente tendenza di proiettare le figure illusoriamente dal basso verso l’alto, sia un attento ed esasperato studio della figura umana, rappresentata in svariati ed impensati atteggiamenti.

La fastosa bellezza che contraddistingue la Maddalena, è resa maggiormente evidente dalla luce solare che investe la figura nella sua totalità, dove il biondo della capigliatura ed il manto giallo paglierino, intensificano e rafforzano questo straordinario senso di bagliore e lucentezza. La brillante luminosità, ora morbida e tenue, ora vivida e forte, si staglia tra le pieghe del manto dell’austera figura di Noè disteso sull’ara del sacrificio, plasmando di getto i contorni ben definiti del personaggio. Il vivido effetto della luce, si rende nuovamente manifesto sul manto rosso di Abramo: affiancato al moto rotatorio del corpo e delle braccia spalancate, rende in modo esemplare la plasticità corporea della figura.

La grande composizione, caratterizzata dal moltiplicarsi dei gruppi di figure sopra la cornice del tamburo, si stende con un moto centrifugo, e presenta, un omaggio ai nudi giganti della Sistina, come dimostra la contrastante torsione della testa e del petto di Isacco. Le figure gigantesche, erculee, possenti, affrescate dall’artista fiorentino, sono definite da un disegno intenso e vigoroso.

L’ affresco della cupola presenta un chiaro cambiamento dello stile dell’artista, facilmente osservabile dal confronto con altri cicli ad affresco, con L’Appartamento di Antonio Farnese (1724-1727), con l’Oratorio della Beata Vergine delle Grazie a Parma (1714-1715). Negli affreschi della Chiesa genovese, egli pare aver abbandonato la morbidezza e la dolcezza delle forme, per sostituirle con una più marcata definizione figurativa. L’artista ha percepito e conseguito, la rinnovata tendenza verso una pittura più corretta, e senza dubbio prediletta, dai nuovi committenti: i Padri Somaschi.

Sebastiano Galeotti fu chiamato a Genova nel 1728 dall’Ordine dei Padri Somaschi, affinché decorasse ed abbellisse la loro Chiesa. Riguardo alle motivazioni che li spinsero a scegliere proprio l’artista fiorentino, possono essere avanzate unicamente delle ipotesi.

Egli prima di allora, non aveva avuto occasione di soggiornare presso il capoluogo ligure, ma alcune indicazioni riguardo a questo suo trasferimento, possono essere desunte dalla figura dell’Abate Carlo Innocenzo Frugoni, nato a Genova nel 1692. Durante il suo soggiorno parmense, ebbe la possibilità di conoscere ed apprezzare le qualità artistiche e stilistiche di Galeotti, E’ molto probabile che fu questa l’occasione in cui il Frugoni, suggerì il nome dell’artista ai padri Somaschi di Genova, che dal 1718 avevano nutrito il desiderio di decorare la loro Chiesa. Nel 1729, essi si accordarono con Sebastiano per la decorazione della crociera, della cupola e della volta per 9.000 lire, in collaborazione con Francesco Maria Costa, quadrista scelto dal Capitolo nel 1728.

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Fonti

Carlo Giuseppe Ratti, “Storia de’ pittori scultori ed architetti liguri e de’ forestieri che in Genova operarono secondo il manoscritto del 1762”, Genova, 1997. "Entro la cupola poi colorì santa Maria Madalena portata in gloria avanti la santissima Trinità, con moltitudine di santi, d'angioli e putti e ne' peducci i quattro Vangelisti. ”( Reperibile online su Fosca, sezione fonti e documenti online [[1]])

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Bibliografia

  • Rita Dugoni, “ Sebastiano Galeotti”, Umberto Allemandi e C., Torino, 2001.
  • Nino Carboneri, “Sebastiano Galeotti.” Quaranta tavole, Neri Pozza editore, Venezia, 1995.
  • Piero Torriti, “ Attività di Sebastiano Galeotti in Liguria”, in Quaderni della Soprintendenza alle Gallerie e opere d’arte della Liguria, stabilimento grafico Fratelli Pagano, Genova, 1956.
  • Graziella Colmuto Zanella, “ La Chiesa di Santa Maria Maddalena a Genova”, Stringa Editore, Genova,1976.

Immagini


Immagine:Cupola della maddalena.jpg

Ultimo aggiornamento 26 Ottobre 2022